Aiutare i pazienti a condividere esperienze e capire meglio la propria patologia

Gentile utente,

Ti scrivo per invitarti a visitare questo sito senza scopo di lucro né sponsorizzazioni istituzionali che tratta di Reumatologia.

Quanto è difficile per tutti noi essere sempre aggiornati su ogni campo della medicina? Quanto è importante avere dei riferimenti per esprimere, dubbi, quesiti, semplici chiarimenti con velocità e soprattutto cortesia?

Da questi presupposti nasce l’idea di creare un sito dove sia i pazienti che i medici possano incontrarsi, in aree dedicate, per esprimere richieste, liberarsi di dubbi che spesso agitano la nostra quotidianità, al fine di migliorare tutti il servizio sanitario offerto.

La personale esperienza mi porta spesso ad affrontare tematiche oscure a molti sulle malattie reumatiche. Ogni contributo in tema di quesiti, dubbi, critiche costruttive è ben accetto.

Cercherò insieme a tutti voi (medici di famiglia, specialisti e pazienti) di portare avanti questi temi confrontandoci ognuno con il proprio vissuto, le proprie realtà di vita e lavorative, nel pieno rispetto dell’etica legislativa e morale vigente.

Ti invito dunque a visitare questo sito, il prodotto è in fieri e verrà migliorato sempre di più per renderlo al massimo rispondente alle richieste di ciascuno.

Spero che Tu possa aiutarmi a migliorare questo progetto.

Un caloroso saluto,

 

Dr Domenico Malesci

Specialista in Reumatologia,

Dottore di Ricerca in Immunologia Clinica

Ecografia specialistica SIUMB  – Muscoloscheletrica

Quando Occorre la Visita Reumatologica?

Il dolore, in particolare quello di origine  muscoloscheletrica, è un sentimento di  plurima eziologia. Infatti può nascere da patologie di natura infiammatoria (es tendinite, artriti etc), degenerativa (tendinosi, artrosi etc), da uno stato contrattivo muscolare  focale o generalizzato (fibromialgia etc), da una malattia del sistema nervoso sia meccanica (discopatia del rachide etc) sia degenerativa (diabete mellito etc).

Tali differenti affezioni possono coesistere rendendo molto difficile affrontare il problema, soprattutto quando il paziente non riesce a decifrarne le caratteristiche semeiotiche. Per questo il ricorso ad uno specialista è importante nel definire la genesi e nel prescrivere una terapia, quanto mai precoce e specifica, secondo le linee guida.

La ricerca clinica e l’espansione universale del sapere propinano di continuo approcci variegati nell’ambito della sfera dolore, ciò ha portato alla nascita di molteplici figure mediche e paramediche, che tentano di occuparsene, spesso caoticamente ed in conflitto tra loro.

Purtroppo accade, qualora non abbia trovato alcun beneficio, che il paziente venga a conoscenza tardivamente dell’esistenza della figura del Reumatologo.

 

Il Reumatologo: questo sconosciuto.

Questa branca ha espanso il suo campo di applicazione in maniera direttamente proporziale alla ricerca scientifica di laboratorio, esperimendosi come quel ramo della medicina interna capace di riconoscere affezioni di natura infiammatoria ed autoimmune dei tessuti connettivi, in primo luogo dell’apparato  muscoloscheletrico.

Essendo il suo campo di applicazione molto vasto, è capace di includere il più comune dolore articolare da processi artrosici alle più complicate manifestazioni sistemiche autoimmuni delle connettiviti e vasculiti.

Emerge quindi il duplice problema del mondo reumatologico, da un lato la necessaria prepazione multidisciplinare internistica, che tale materia necessita, dall’altro la problematica coesistenza di un eterogeneo mondo di operatori sanitari, ognuno rivolto nel proprio piccolo a sezionare il paziente per le rispettive  competenze.

 

Quando occorre la visita Reumatologica?

Il pensiero della  comunità scientifica ed il mio personale è che lo specialista Reumatologo, nell’ambito di un corretto approccio multidisciplinare, sia garante di un progetto diagnostico-terapeutico capace di collegare il sintomo dolore riferito dal paziente alle sue comorbilità internistiche (cardiovascolari, dismetaboliche), distrettuali disabilitanti (ortopedico, fisiatra), periferiche di senso (dermatologo, neurologo, oculista, otorino).

L’ambulatorio di Reumatologia, grazie alla necessaria competenza dei suoi operatori, si pone così’ come un porto di attracco per tutte le affezioni muscoloscheletriche, che abbiano una genesi flogistico-internistica da definire.

Il Reumatologo deve pertanto essere considerato come lo specialista di riferimento in quelle note condizioni di  flogosi  primitiva e riscontro di tests autoimmuni positivi, ma anche nelle diffusissime condizioni di comorbilità, in   primis dismetaboliche, da cui conseguono processi flogistici osteoarticolari.

Nasce così l’obiettivo di individuare i pazienti affetti da processi flogistici precocemente (artriti, connettiviti, vasculiti).

D’altra parte è necessario considerare di esclusiva competenza ortopedica e fisiatrica,  quel dolore muscoloscheletrico cronico che nasce da evidenti quadri congeniti, traumatici, degenerativo-artrosici, e necessita  di analgesia palliativa (es infiltrazioni, cicli FSK).

Infine l’ausilio delle rispettabili figure sanitarie di natura olistica (osteopatia, agopuntura, posturologia, omeopatia etc) possono esser parte integrante di un progetto antalgico, che abbia come direttiva un esperto medico di patologia muscoloscheletrica.

 

La necessità di una diagnosi precoce

In fase d’esordio è spesso davvero difficile riconoscere una vera artropatia infiammatoria cronica, evolutiva, disabilitante.  Prenderemo in particolare come esempio l’artrite reumatoide (AR) una della più comuni e gravi affezioni reumatologiche al mondo capace di colpire soggetti di ogni età , sesso ed etnia.

Il primo problema è definire se sia realmente una sintomatologia  flogistica articolare. Spesso i primi indizi sono soltanto clinici, quali la presenza di  gonfiore alle articolazioni, soprattutto se bilaterale e localizzate alle mani o ai piedi,  la presenza di una sensazione di rigidità al risveglio (maggiore di 30 minuti) e la necessità quotidiana di utilizzare antinfiammatori.

Una volta stabilito che si tratti di una patologia infiammatoria, bisogna capire se sia una forma persistente oppure autolimitante. La persistenza dei segni clinici e/o la risposta ai criteri classificativi internazionali (ACR), il coinvolgimento di mani-polsi, sono alcuni dei fattori predittivi di un processo flogostico ad evoluzione cronica.

Recentemente sempre  più spesso, si parla di artrite precoce (“very early arthritis”) entro le prime 12 settimane di esordio. Dunque i primi mesi di malattia rappresentato la cosiddetta “finestra di opportunità” per il paziente, determinante per modificare la naturale evoluzione in cronicità e danno di un’artrite precoce.

Il primo ostacolo alla realizzazione di questo proposito deriva dal giusto riconoscimento dei segni infiammatori, distinguendo cioè  la vera Artrite Reumatoide Precoce da altre forme cliniche specifiche (es. connettiviti, spondiloartriti etc) oppure indifferenziate.

Appare dunque fondamentale studiare i fattori predittivi, che permettano di identificare i soggetti a rischio di sviluppare forme croniche.

Il punto fondamentale che spetta al medico pratico è quello di cercare, riconoscere e gestire i segni infiammatori di un’ artropatia con un corretto approccio:

1°) Esame obiettivo.

2°) Esami laboratoristici (test di I livello): emocromo, indici di flogosi, funzionalità renale ed epatica, Fattore reumatoide  anti-CCP ed ANA test.

3°) Inviare  il paziente a consulenza  reumatologica entro le prime 12 settimane dall’esordio, al fine di continuare un iter diagnostico che consenta di: escludere forme specifiche e/o sistemiche (es. connettiviti, spondiloartriti etc); stadiare il rischio di cronicità e danno erosivo; iniziare un’adeguata terapia.

I principali fattori di evoluzione di un’artrite precoce conosciuti sono: il sesso femminile, il fumo, la durata dei sintomi (maggiore di 12 settimane), il numero di articolazioni dolenti e tumefatte, il coinvolgimento delle mani, gli indici di flogosi (VES, PCR), la positività sierologica, il riscontro dei criteri classificativi internazionali, la presenza di segni radiologici caratteristici.

 

L’utilità dell’Ecografia Muscoloscheletrica

Voglio sottolineare quanto sia importante e necessario che il Reumatologo abbia specifiche competenze diagnostiche, sapendo interpretare i basilari segni  di semeiotica  radiologica (Rx), ma soprattutto sapendo eseguire in prima persona Esami Ecografici Muscoloscheletrici, al fine di diagnosticare ma soprattutto stadiare l’attività di malattia.

E’ raccomandato dalle linee guida internazionali che il paziente venga sottoposto a controlli semestrali/annuali di radiografia ed ecografia delle principali articolazioni colpite da artrite.

Il particolare l’ecografia si pone come metodica di veloce esecuzione, basso costo ed altamente sensibile nella valutazione delle patologie di articolazioni, tendini, legamenti, muscoli, nervi, nonchè capace attraverso particolari tecniche, quale il power doppler, di misurare l’entità della flogosi.

In tal modo  lo specialista può perfezionare la terapia per le singole necessità del paziente reumatico.

 

Dr Domenico Malesci

Specialista in Reumatologia,

Dottore di Ricerca in Immunologia Clinica

Ecografia specialistica SIUMB  – Muscoloscheletrica

 

 

 

La Moderna Visita Medica: tra tecnicismo ed empatia; i desideri del singolo ed il benessere collettivo

Le crisi economiche che nell’ ultimo ventennio si susseguono, causano un enorme stress sulle prospettive di vita , soprattutto in ambito di pianificazione e salute.

Ci sono sempre meno risorse che vanno centellinate per la pubblica utilita’ e a noi operatori sanitari ci viene chiesto di essere piu’ efficienti e disponibili a parità di tempo, spazi ed energie.

Bisogna quindi da un lato rincorrere, con fatica,  i costanti aggiornamenti a cui la medicina moderna ci sottopone, una globalizzazione di studi ed evidenze scientifiche, che aiuta a rivedere ed affinare costantemente l’approccio clinico alle patologie, in quello che definisco tecnicismo. Con esso possiamo e dobbiamo raggiungere l’ obiettivo di migliorare la salute dei nostri pazienti nel modo piu’ veloce e appropiato possibile, per rispondere ai suddetti standard richiesti dalle nostre istituzioni.

Dall’altro lato pero’ ci sono  i pazienti con il loro vissuto, la loro umanità impelagata in un’infinità di items stressogene, per cui ricorrono su internet ad informazioni sommarie di bassa qualità, con la costante necessità di condividere quelle  angoscie quotidiane, che di solito poco hanno a che fare con la situazione contingente e poco incidono in una corretta anamnesi tecnica del caso.

Ecco quindi la costrastante positività di un tecnicismo efficace, ma che può sembrare freddo al paziente, che ha ancora bisogno di comunicare e condividere.

Dunque troppo spesso ci viene chiesto oltre di approcciare empaticamente situazioni che nulla hanno a che fare con l’analisti tecnica, anche di dare spiegazioni dettagliate su quesiti clinici complessi che prevederebbero conoscenze acquisite negli anni in svariate materie, come se, senza saperne nulla di matematica, chiedessi ad un ingegnere di spiegarmi i calcoli che hanno portato alla costruzione del suo ponte!

Ecco quindi quanto è difficoltoso cercare di restare tra queste due distinte entità:

tecnicismo ed empatia.

Io credo che, con i dovuti equilibri, il primo sia obbligatoriamente l’unica vera speranza di una sanità migliore,  veloce ed efficace, e credo nella collaborazione col paziente al  quale chiediamo di avere pazienza e soprattutto fiducia nel suo medico. Paziente che se non in grado di comprendere come vorrebbe la sua situazione , debba con umilta’ evitare  disquisizioni generiche ed introspezioni psicoaffettive, che risultano poco utili, aumentano lo stress generale e  riducono di fatto la perfomance dell’ atto medico.

In fondo il primo passo verso la guarigione è proprio credere ciecamente di poter tornare ad una piena salute.

Un altro aspetto che è mi sento doverosamente di  sottolineare, in questo ambito di malattie croniche, è la dicotomia:

Desideri del singolo e Benessere collettivo.

Urge  la necessita’ che il paziente riporti con precisione al medico le difficoltà quotidiane che la sua patologia gli offre.

Il moderno tecnicismo è infatti sempre oggettivamente legato ai sintomi che il paziente riferisce e da cui il medico deve partire, vedi le approssimazioni all’esame clinico del DAS28 o il test Rapid3, che scannerizzano in modo rapido il paziente al fine di consentire che le limitate risorse di tempo (durante la visita) o di mezzi (spesa sanitaria) siano quanto mai efficaci alla salvaguardia della salute collettiva.

Quante volte mi sento chiedere  “dottore ma non posso fare un ricovero per accertare la mia situazione? Non posso fare altri  test di screening esistenti per controllare tutta la mia salute?”

Ecco che il potenziale “freddo” tecnicismo deve guidare la scelta migliore, nel minor tempo possibile e con le minori risorse possibili nell’ottenimento di un risultato che tenga conto non solo del singolo, ma soprattutto del benessere collettivo.

Pertanto il secondo passo verso la guarigione è che il paziente guidi il medico avendo la giusta percezione di se’.

                                              

                                              

                              

Dr Domenico Malesci

Specialista in Reumatologia,

Dottore di Ricerca in Immunologia Clinica

Ecografia specialistica SIUMB  – Muscoloscheletrica